Quarta domenica di Avvento
22 dicembre 2024
L’orazione colletta dell’anno C riassume bene i due motivi, cristologico e mariologico, che qualificano il messaggio proposto in questa domenica, che ci prepara alla solennità del Santo Natale: «O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l’obbedienza del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode».
1. «Entrando nel mondo Cristo dice: “[…] Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5.7).
Meditiamo la seconda lettura (Eb 10,5-10).
Il Figlio di Dio ha iniziato ad abitare «in mezzo a noi» (Gv 1,14) grazie al sì accogliente e offerente della madre Maria alla volontà del Padre: lei è la prima «dimora» di Dio nel mondo. Nella pienezza del tempo (Gal 4,4), il sì pronunciato da Maria, voluto e previsto da sempre da Dio Uno e Trino, si unisce, grazie allo Spirito Santo, al sì pronunciato dal Figlio di Dio disposto da sempre a farsi uomo «per noi e per la nostra salvezza». Alle parole del Salmo 40 che la lettera agli Ebrei rilegge come rivolte dal Cristo al Padre entrando nel mondo: «[…] Un corpo mi hai dato. […] Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10, 5-7), corrispondono le parole con cui Maria accetta la vocazione/missione affidatale dal Padre: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parole» (Lc 1,38). Lei accoglie il Figlio di Dio nella storia a nome di tutta l’umanità. Lei è il «luogo» dove Dio prende dimora nel mondo facendosi carne. Il sì di questa umile donna è essenziale, indispensabile. Sulla base di Eb 10,5 e del Sal 40,6-8, risulta che «il corpo viene preparato al Figlio nel momento in cui Maria si consegna totalmente alla volontà del Padre e così rende disponibile il suo corpo come tenda dello Spirito Santo» (J. RATZINGER, «Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine…», in Theotokos 3 (1995/2) p. 291-302, qui p. 292-293).
«Questo fiat di Maria – “avvenga di me” – ha deciso dal lato umano il compimento del mistero divino. C’è una piena consonanza con le parole del Figlio, che secondo la Lettera agli Ebrei entrando nel mondo, dice al Padre: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato… Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5). Il mistero dell’incarnazione si è compiuto quando Maria ha pronunciato il suo fiat “Avvenga di me quello che hai detto”, rendendo possibile, per quanto spettava a lei nel disegno divino l’esaudimento del voto di suo Figlio. Maria ha pronunciato questo fiat mediante la fede. Mediante la fede si è abbandonata a Dio senza riserva ed “ha consacrato totalmente se stessa, quale ancella del Signore, alla persona e all’opera del Figlio suo”. E questo figlio – come insegnano i Padri – l’ha concepito prima nella mente che nel grembo: proprio mediante la fede! Giustamente, dunque, Elisabetta loda Maria: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Queste parole si sono già compiute: Maria di Nazareth si presenta sulla soglia della casa di Elisabetta e di Zaccaria come Madre de Figlio di Dio. È la scoperta gioiosa di Elisabetta: “La madre del mio Signore viene a me”»! (GIOVANNI PAOLO II, Enciclica Redemptoris Mater, n. 13).
2. Il brano evangelico ci fa contemplare l’episodio della Visitazione (Lc 1,39-45). L’evangelista Luca, rifacendosi al trasferimento dell’arca dell’alleanza a Gerusalemme compiuto dal re Davide (cf. 2 Sam 6), paragona la Vergine Maria, che porta in grembo il Figlio di Dio, all’Arca santa della Nuovo Alleanza, la Dimora incorruttibile di Dio in mezzo al suo popolo. Dopo aver accolto il «vangelo» della Nuova Alleanza in occasione dell’evento dell’Annunciazione, Maria reca ora il lieto annuncio alla cugina Elisabetta. Quest’ultima sperimenta una gioia inattesa, quella comunicatale dalla presenza del suo Signore, presenza che le viene manifestata attraverso Maria, che, per la gravidanza in atto, vive un indicibile scambio di vita e di amore con il suo Figlio Gesù, il quale la rende sempre più bella e amabile agli occhi di Dio e degli uomini.
«Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?”» (Lc 1, 41-43). La gioia che la invade è dono che viene dallo Spirito, al quale si deve anche l’esultanza del bambino che Elisabetta porta in grembo. Allo stesso modo, è lo Spirito che la ispira e le fa pronunciare la lode/benedizione gioiosa che lei – e in lei e insieme a lei la comunità cristiana – rivolge al Signore Gesù e a sua madre. Nelle sue parole si fa manifesta la venerazione dei credenti verso colei che è la Madre vergine del Re Messia, il Signore di tutti. Elisabetta esulta di gioia non tanto per aver ricevuto una visita inattesa, quanto per il dono che la visita di Maria comporta: la «visita» del «suo Signore», il Messia Salvatore.
Anche noi siamo condotti a gustare la gioia provata da Elisabetta. È la gioia della Chiesa che accoglie «il suo Signore», portato e donato dalla Madre Maria. Parliamo però non di una gioia indefinita, senza connotati precisi, quasi un’emozione passeggera. No. Parliamo della vera gioia cristiana, la gioia infusa dallo Spirito Santo e goduta nello Spirito Santo, che deriva dalla fede nel Signore Gesù, il Figlio Unigenito di Dio Incarnato, Crocifisso e Risorto. È la gioia su cui abbiamo meditato in occasione della terza domenica di Avvento.
P. Vincenzo Battaglia
Assistente unitario
Altri articoli
«Rallegratevi. Il Signore è vicino» (Fil 4,4)
Pellegrini di speranza: in prossimità del Giubileo
Benvenuto don Andrea!