«Rallegratevi. Il Signore è vicino» (Fil 4,4)

Terza domenica di Avvento

  1. L’antifona d’ingresso della terza domenica di Avvento riprende l’esortazione rivolta da Paolo ai cristiani di Filippi: «Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4). Questa esortazione ritorna nella seconda lettura, che propone appunto il relativo brano della lettera ai Filippesi (Fil 4,4-7). La gioia è richiamata anche dalla prima lettura: il profeta Sofonia garantisce al popolo di Israele che il Signore, il suo Dio, gli assicura una presenza costante. Egli è «un salvatore potente». Il popolo eletto, amato di un amore eterno, è per Lui motivo di gioia: «gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia» (Sof 3,14-17).

    La risposta suggerita dal Salmo responsoriale soprattutto con l’ultima strofa si fa gravida di entusiasmo: «Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele».

    «Canta ed esulta»: la gioia per il cristiano non è un’emozione superficiale, un sentimento passeggero. «Per essenza, la gioia cristiana è partecipazione spirituale alla gioia insondabile, insieme divina e umana, che è nel cuore di Cristo glorificato», ha scritto san Paolo VI nell’esortazione apostolica Gaudete in Domino, pubblicata durante l’Anno Santo del 1975. Il titolo riprende proprio le parole della lettera ai Filippesi riportate sopra. Nella conclusione, Papa Montini dice: «Fratelli e Figli carissimi, non è forse normale che la gioia abiti in noi allorché i nostri cuori ne contemplano o ne riscoprono, nella fede, i motivi fondamentali? Essi sono semplici: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; mediante il suo Spirito, la sua Presenza non cessa di avvolgerci con la sua tenerezza e di penetrarci con la sua Vita; e noi camminiamo verso la beata trasfigurazione della nostra esistenza nel solco della risurrezione di Gesù. Sì, sarebbe molto strano se questa Buona Novella, che suscita l’alleluia della Chiesa, non ci desse un aspetto di salvati».

  2. Il tempo di Avvento ci educa alla spiritualità dell’attesa vigile, gioiosa ed operosa. È proprio del cristiano disporsi ad attendere e ad accogliere il Signore Gesù che viene continuamente per stare in mezzo a noi e per salvarci. Per questo Egli è sempre vicino! Giovanni il Battista ci prepara ad accoglierlo insegnandoci «che cosa dobbiamo fare». La sua predicazione contiene un deciso invito alla conversione, a camminare con gioia ed entusiasmo sulla via del Vangelo. «Giovanni evangelizzava il popolo», così si conclude il brano evangelico (Lc 3,10-18).

    Nello stesso tempo, attendiamo l’ultimo avvento del Signore Gesù, la sua Parusia, cioè la sua venuta nella gloria, «rivestito di potenza e splendore. In quel giorno tremendo e glorioso passerà il mondo presente e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova. Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno» (Prefazio dell’Avvento 1/A).

P. Vincenzo Battaglia
Assistente unitario e del Settore Adulti